Pellicce? Anche nel gotha della moda, c’è chi dice no
Sono davvero lontani i tempi in cui sfoggiare una pelliccia – per sentirsi eleganti, possedere uno status symbol, sentirsi parte di un certo ceto sociale – era il sogno, più o meno dichiarato, di ogni donna? È vero che le baby boomer la pelliccia non l’hanno comprata e, complici anche campagne animaliste sempre più audaci e supportate da celeb e fashion brand di prima grandezza, il settore negli ultimi anni ha subìto una discreta battuta d’arresto. Il futuro è roseo quindi per quelli che vengono considerati animali da pelliccia? Sì e no perché, nonostante la generazione dei Millennials abbia sviluppato una forte consapevolezza riguardo la sostenibilità dei propri consumi, è anche influenzata da un esercito di new faces – da Kendall Jenner a Chiara Ferragni, solo per citarne un paio – che non esita a indossare capispalla e accessori bordati di visone, volpe, castoro o karakul sui social e in passerella. Le case di moda non stanno certo a guardare: alla pioniera del fur-free di lusso Stella McCartney, infatti, si sono uniti già da qualche anno marchi come Tom Ford, Michael Kors, Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Ralph Lauren e Armani, e la lista dei brand fur-free continua ad allungarsi.
Dopo aver spopolato per tutto il 2017 con le sue slipper foderate di pelliccia, con una mossa a sorpresa Gucci ha annunciato che dal 2018 non avrebbe più prodotto articoli furry di alcun genere. “La moda ha sempre riguardato tendenze ed emozioni e anticipato i desideri dei consumatori – ha spiegato il CEO Marco Bizzarri durante un intervento al London College of Fashion – Moda e modernità vanno insieme ed è giusto così”. Una decisione epocale, che ha segnato indubbiamente una svolta e un’accelerazione in questa direzione.
Poco prima della fine dell’anno, infatti, lo stilista americano Michael Kors ha portato il suo marchio omonimo e il brand Jimmy Choo nel Fur Free Retail Programme, che riunisce i brand internazionali che non utilizzano pellicce nelle proprie collezioni, impegnandosi per una produzione fur-free al 100% entro la fine del 2018 perché “gli avanzamenti tecnologici ci consentono oggi di creare un’estetica di lusso usando pellicce non animali”.
Il 2018 della moda fur-free si apre con l’annuncio rilasciato all’Economist da Donatella Versace: “La pelliccia? Sono fuori da questo business”, ha dichiarato. “Non voglio uccidere animali per fare moda. Non mi sembra giusto”. Negli stessi giorni, Furla ha reso nota la sua volontà di bandire l’uso di pellicce animali nelle sue collezioni a partire dalla Cruise 2019.
In settembre, il CEO di Burberry Marco Gobbetti ha confermato l’intenzione del brand di non impiegare più pellicce di volpe, visone, coniglio, né lana d’angora, in concomitanza con il debutto in passerella della prima collezione disegnata da Riccardo Tisci. Dal canto suo, il nuovo direttore creativo ha condiviso l’annuncio sul suo profilo Instagram con l’hashtag #modernluxury. Eloquente, no?
Ora, le buone notizie arrivano dalla TV francese, con l’addio alle pellicce annunciato da Jean Paul Gaultier. “È vero che la pelliccia animale è più sensuale di quella sintetica, è brutto da dire – ha dichiarato lo stilista, ospite della trasmissione Bonsoir – ma si possono trovare altri modi per scaldarsi. Quindi può darsi che si andrà verso una parte creativa che non farà del male, perché certamente il modo in cui gli animali vengono uccisi per la loro pelliccia è assolutamente deplorevole”.
Anche il circuito delle sfilate si sta muovendo: la London Fashion Week è stata la prima ad annunciare un palinsesto da cui sono bandite le pellicce, seguita dalla città di Los Angeles.
Il futuro degli animali da pelliccia, dicevamo, sarà roseo? Staremo a vedere, sapendo che la scelta è anche nelle nostre mani e passa dalle scelte di ognuno di noi.